Svelata è un percorso a tema composto da trentacinque immagini realizzate nel 2011 da un giovane fotografo bresciano, Nicola Zaccaria, che, validamente sostenuto dalla moglie Paola, affronta un progetto complesso, per molti versi innovativo e controcorrente, di utilizzo dell’obiettivo come mezzo di comunicazione e conoscenza di un particolare aspetto della tradizione cristiana, dando corpo visibile alle invocazioni mariane legate alla preghiera del Rosario. All’origine del progetto la partecipazione alla mostra proposta dalla Associazione per l’arte Le Stelle nel dicembre 2010 Un paradosso chiamato Maria, uno stimolante concorso di idee sulle possibilità di una nuova iconografia della Madre di Dio tramite il linguaggio artistico contemporaneo. Tra i sessanta artisti aderenti, pittori, scultori, incisori, fotografi, Zaccaria aveva partecipato con Ianua Coeli, ove la metafora di Maria come varco tra l’uomo e Dio assume significato nei battenti spalancati di una antica pieve romanica. Da qui la decisione di intraprendere un più ampio progetto monografico che gradatamente ha preso forma, andando ad individuare, nell’affollamento delle suppliche litaniche accumulate nei secoli dal fervore della pietà popolare, la più antica serie mariana codificata, le Litanie lauretane, risalenti al 1587 e così dette perché scaturite nel contesto del santuario di Loreto.
Litanie, ovvero suppliche in sequenza che rivelano, in uno stupefacente caleidoscopio di immagini verbali che alternano definizioni poetiche ad autentiche “summae” teologiche, l’intento della preghiera di definire sostanza e qualità della madre di Dio, invocata ed amata come forma femminile suprema, gran madre di un’umanità che nei secoli in lei si riconosce.
Ecco allora che il clic fotografico rivela la sua straordinaria capacità di comunicazione, non solo attraverso le specifiche caratteristiche di un mezzo in continua evoluzione ma che, con l’ausilio delle tecniche di elaborazione digitale, si apre a nuovi entusiasmanti traguardi; su tali basi tecniche diviene fondamentale il lavoro di ricerca di Nicola Zaccaria sulla qualità della visione, che parte da un dato reale, l’oggetto dello scatto, e lo elabora mettendo a frutto personali risorse di pensiero e creatività. A tale scopo procede ad una rielaborazione successiva alla ripresa fotografica, ricorrendo frequentemente alla sovrapposizione di due immagini diverse, sostanziale per ottenere l’effetto velatura di morbidi panneggi che connota ampiamente il ciclo, un simbolico manto di Maria che, nel gioco di consistenze e colori diversi al tempo stesso svela e nasconde, ripara e protegge, si fa interprete di amore e sofferenza.
Diversi i registri su cui si muove l’interpretazione fotografica, sorvegliata in continuità dalla particolare “lunghezza focale” di una riflessione approfondita sul tema mariano, da simbolico a poetico, dal recupero del dato storico al richiamo della tradizione, fino alla contestualizzazione del messaggio nell’attualità. Una tale varietà, che potrebbe sembrare ad un primo approccio dispersiva, trova rispondenza nella parallela scansione delle sequenze litaniche in gruppi omogenei e al contempo diversificati tra di loro, come a seguire visivamente l’impeto della preghiera di supplica che sottende e giustifica l’insieme.
Alla tradizione è dato il ruolo di trait d’union con le due immagini di ceri accesi in apertura e chiusura, Santa Maria e Prega per noi, santa Madre di Dio, a rimarcare il contesto che origina la preghiera reiterata delle litanie in un passato forse oggi perduto o ritenuto non più al passo con le attese della fede contemporanea, ma ancora vivo e palpitante nell’umiltà di una fede semplice.
Zaccaria guarda con occhio libero da pregiudizi al tema mariano, se ne lascia coinvolgere sul sottile ma robusto filo conduttore della ricerca del bello, riscattando così una forma di preghiera che oggi appare ai più relegata nei remoti cassetti della memoria o nei libretti da sagrestia.
Si riappropria allora dell’uso simbolico del colore per suggerire i diversi aspetti elencati nella successione litanica e condivisi dalla pietà mariana, umanità e santità, verginità e maternità, regalità, mentre l’accostamento al legno e alle spine intuitivamente allude all’intimo abbraccio al Crocifisso.
Innovativa e di impatto la sezione in cui Zaccaria consegna agli edifici sacri il ruolo di interpretare le invocazioni, a partire da Specchio della santità divina in cui la parete in vetro della contemporanea chiesa del Sacro Cuore di Monaco di Baviera lascia intravedere e allo stesso tempo riflette un crocifisso: l’intuizione del fotografo coglie rimandi imprevisti e coinvolgenti, come in Tempio dello Spirito Santo, dove la scoperchiata chiesa di San Galgano accoglie come un grande vaso il cielo al tramonto, o Rosa mistica e Stella del mattino dove antiche geometrie architettoniche risuonano di nuovi significati.
L’attualità entra con forza, accentuata da un uso intenzionale della luce che conduce lo sguardo agli ultimi in Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, culminando nel grido d’accusa di Regina della Pace, scatto di un tratto del muro di confine eretto a Betlemme sul quale, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, è stata dipinta in segno di speranza di pace una icona mariana.
Stimoli visivi per la riflessione e la preghiera, concepiti con la precisa intenzione di capire, penetrare il mistero mantenendo freschezza e vivacità di pensiero, frutto di un bel lavoro di coppia sostenuto da Nicola Zaccaria e Paola Mutti, cui va il merito di aver approfondito gli aspetti teologici e devozionali, giungendo alla stesura del foglio di sala che correda efficacemente ogni singola litania.
Carmela Perucchetti
2012