Il desiderio di libertà. Uno dei dati antropologici fondamentali dell’umano sentire. La persona, spesso co-stretta e condizionata da perimetri esistenziali subdolamente mascherati da strati quasi inconsistenti, non ha più alcuno spazio per il sogno, non vede più alcuna fessura di evasione e di creatività e anela incessantemente lo strappo di ciò che la soffoca, un nemico quasi invisibile, ma reale. L’urlo diviene allora il canto potente e liberatorio di chi ha il coraggio di rompere certi schemi e certi argini quando questi non proteggono più, bensì imprigionano. La lacerazione dell’infida pellicola, impercettibile all’osservatore ma drammaticamente protagonista della scena, diviene gesto di liberazione, grido di gioiosa affermazione di sé. Quella che prende vigore in questa successione di scatti, è una vera e propria dichiarazione nell’azione. Dalle profondità interiori di ciascuno di noi si eleva il desiderio di essere liberi: libertà dalla prepotenza umana, libertà dal giudizio altrui, libertà dalle costrizioni, dalle paure, dalle dipendenze. Libertà da tutto ciò che ci impedisce di recuperare l’essenza di noi stessi.